Come gestire i capricci e la rabbia dei bambini

“Il mio bambino che prima era un fagottino tutto dolce, ora non lo riconosco più. Oppositivo e testardo”. Vediamo cosa accade ai bambini verso i 18 mesi/due anni, a contatto con i quali sentiamo spesso parlare di capricci, prime frustrazioni e manifestazioni di rabbia. Vediamo insieme come provare a gestire i capricci, come mai si manifestano e quali opzioni ha il genitore.

Maternità tra estasi e inquietudine. Dal parto alla crescita dei figli, l'emozionante, intenso e appassionato cammino che ogni donna percorre nel diventare mamma

Con la nascita di un figlio, affiorano molti aspetti nascosti della psiche femminile. Se si è disposte a riconoscerli e si ha il sostegno necessario, la gravidanza e la nascita possono trasformarsi in momenti di rivelazioni intense e di esperienze profonde, quasi mistiche. Il volume affronta in maniera sincera alcuni temi legati alla maternità che vengono molto spesso ignorati: l’alterazione di coscienza nei mesi successivi al parto, le emozioni che si sviluppano nella relazione con il bebé, il senso di perdita che vivono molte neo-mamme nel non riconoscersi più fisicamente, a causa delle trasformazioni legate alla gravidanza. L’autrice inoltre conduce nel libro una battaglia contro i pregiudizi e le regole sociali che cercano di governare il parto e la maternità, offrendo nello stesso tempo preziosi consigli per superare le difficoltà che si presentano dopo il parto nella sfera sessuale, nella vita sociale e nel mondo del lavoro.
back to menu ↑

Cosa sono i capricci

Ciò che noi adulti chiamiamo capricci sono semplicemente i bisogni del bambino.

Sembra una definizione fin troppo semplice, ma se iniziamo a cambiare il nostro modo di interpretare i “capricci” del bambino, vedendoli come bisogni e leggendo un’incapacità naturale del bambino di esprimerli in un modo differente, anche il nostro approccio ad essi non può che essere più calmo e comprensivo. Partendo da questo presupposto, il capriccio non scatta se noi riusciamo a sintonizzarci con il bambino e capire il suo bisogno. Sapendo che è un bisogno, il nostro intento dovrebbe essere quello di riuscire a soddisfarlo, nei limiti del possibile, o comunque, riconoscere al bambino il suo bisogno e spiegare eventualmente il motivo per il quale ci è impossibile soddisfarlo in quel momento. Ricordiamoci che il bambino a quest’età ha bisogno di sentirsi libero di esplorare. Intanto, per supportare questa esplorazione posso mettere la casa in sicurezza. Vedi qui quali accorgimenti apportare.

Possiamo a questo punto prevedere che il bisogno del bambino non soddisfatto porterà ad un momento di frustrazione e rabbia. Anche qui, ci dobbiamo ricordare che, nonostante la nostra spiegazione, prevarrà l’emozione del bambino e non la sua razionalità ancora non sviluppata. Il bambino sente le emozioni, ma non sa ancora identificarle e tanto meno capire cosa fare con ciò che prova. La rabbia, un’emozione molto forte e potente, invade il bambino e gli fa perdere il controllo. Ecco che abbiamo il bambino che si butta per terra, scalcia e urla facendo fatica a calmarsi. Ma noi adulti non ci arrabbiamo? E guai se nel momento in cui siamo arrabbiati qualcuno prova a dirci “calmati e poi ne parliamo”, la cosa ci farebbe arrabbiare ulteriormente facendoci perdere le staffe. Allo stesso modo, dobbiamo permettere al bambino di arrabbiarsi ed essere di supporto per superare il momento insieme.

back to menu ↑

Il cervello del bambino spiegato ai genitori. Per far crescere i nostri figli nel modo migliore

«È molto importante approfittare dei primi anni di vita di un figlio per stargli vicino e aiutarlo a sviluppare capacità cognitive ed emotive. Non si tratta di sottoporlo a complessi programmi di stimolazione precoce né di iscriverlo al miglior asilo del circondario. Ogni gioco, ogni pianto, ogni passeggiata e ogni biberon rappresenta un’occasione per educare e potenziare il suo sviluppo cerebrale». In questo libro il neuropsicologo Alvaro Bilbao affronta i temi principali del percorso educativo illustrando i meccanismi di funzionamento del cervello e offre strumenti e strategie da applicare nella vita di tutti i giorni, per coltivare nei propri figli tanto l’intelligenza emotiva quanto quella razionale, l’autocontrollo, la creatività, la memoria, l’empatia. Un manuale, che a partire dai fondamenti della neuroscienza, spiega in maniera chiara come costruire un rapporto soddisfacente e duraturo tra genitori e figli, perché «educare non è altro che sostenere il bambino nel suo sviluppo cerebrale, affinché un giorno quel cervello gli permetta di essere autonomo, di raggiungere i suoi obiettivi e di sentirsi bene con se stesso».
back to menu ↑

I motivi dei capricci e la rabbia dei bambini

Perché un bambino fa i capricci? O meglio, perché un bambino che non vede soddisfatti i suoi bisogni si arrabbia?

i capricci del bambini partono solitamente da un nostro “no”. Come se a noi adulti ricevere un no secco da altre persone piaccia. Però pretendiamo che i bambini lo accettino senza mostrare alcun tipo di disappunto. Peraltro, il bambino mostra di non essere d’accordo con noi attraverso il pianto, spesso un pianto molto forte, quasi disperato. Ai nostri occhi è esagerata la reazione del bambino, in realtà lui non ha un altro modo per comunicarci il suo disappunto al nostro no.

Se un bambino inizia a dire i suoi primi “no” dobbiamo sapere che in questo momento il bambino sta iniziando a formare il suo pensiero e sta creando la sua personalità. Nel suo processo di crescita è quindi una tappa fondamentale ed è un’occasione dell’adulto per ascoltare in modo empatico il proprio figlio, allenare la propria pazienza e rinforzare il legame e la comunicazione con lui. L’inizio di una comunicazione che continuerà per tuta la vita e ci aiuterà nel periodo dell’adolescenza.

back to menu ↑

Le sei storie delle emozioni

Storie illustrate a colori per aiutare i bambini a conoscere e a gestire le loro emozioni. Una fifa blu, Rosso di vergogna, Giallo di gelosia, Verde di invidia, Arancione di gioia e Grigio di tristezza: tanti racconti da leggere per esplorare i sentimenti. Età di lettura: da 3 anni.

All’adulto sembra che il bambino si arrabbi per “sciocchezze”: un giocattolo tolto da un altro bambino, un biscotto non dato nel momento della richiesta, un qualsiasi no ricevuto dal genitore. Proviamo a metterci un attimo noi adulti in una di queste situazioni. La nostra amica che ci prende le chiavi della macchina e la mette in moto senza dirci una parola, il nostro cibo preferito è davanti a noi in un momento di fame e non lo possiamo assaggiare, un no ricevuto ad una nostra richiesta al datore di lavoro, al nostro partner o ad un amico. Rimaniamo spiazzati anche noi davanti a situazioni di questo tipo.

Non solo, ognuno di noi ha reazioni diverse a seconda della propria predisposizione. Ed ogni emozione deve essere accettata per quella che è. Perché le emozioni del bambino allora non vengono considerate dandogli il giusto peso? Solo riconoscendo la validità della sua emozione possiamo supportarlo nella gestione della stessa, ricordandoci sempre che è un processo fisiologico, qualcosa che ci dice che nel cervello del bambino tutto sta funzionando e si sta sviluppando come dovrebbe.

back to menu ↑

Che rabbia!

Roberto ha passato una bruttissima giornata: appena arrivato a casa risponde male al papà e non vuole mangiare gli spinaci. Che rabbia! Ma quando la Rabbia si materializza, Roberto comprende quanto può essere dannosa. Un albo illustrato e uno strumento per parlare di gestione della rabbia diventa accessibile a tutti con la traduzione in simboli WLS. Età di lettura: da 3 anni.
back to menu ↑

Quali no dire ai bambini

Abbiamo visto che il pianto del bambino è spesso preceduto da un no detto dal genitore. Per evitare che il bambino abbia questi scatti di rabbia cosa deve fare l’adulto? Dire sempre di sì e lasciare che il bambino faccia quello che voglia? No, non vi stiamo dicendo questo. Ci sono sicuramente dei no che il genitore deve dire. Devono essere pochi, ben pensati e se detti in maniera decisa, devono essere mantenuti.

Quindi bisogna decidere quali cose vietare al nostro bambino in maniera irreprensibile. Sicuramente tra queste ci devono essere quelle che riguardano la sua salute e la sua sicurezza. In questi casi non ci possono essere compromessi, si porta il bambino lontano dal pericolo e se piange? Lo si consola, si sta vicino a lui nel momento di crisi e gli si fa capire che gli vogliamo bene, che accettiamo che non sia d’accordo in quel momento. Accogliamo, accompagniamo e supportiamo il bambino nella sua emozione che nel tempo imparerà a regolare; è sufficiente la nostra presenza in questi momenti. Il resto può anche essere negoziabile, senza che sentiamo la nostra autorità venire meno. Negoziabile non vuol dire dare prima un no che poi si trasforma in un sì. Vuol dire che se il bambino vuole o meno fare una cosa, noi possiamo accompagnarlo con dolcezza, coinvolgendolo e proponendogli delle alternative.

back to menu ↑

Fergal è arrabbiato!

Fergal è un tipetto simpatico. Se però qualcuno gli ordina di fare una cosa, gli viene una rabbia… ma una rabbia… tremenda. Età di lettura: da 4 anni.
back to menu ↑

Capire le nostre emozioni per gestire quelle del bambino

Avere un figlio mette in discussione noi stessi, quello che siamo stati da bambini, come siamo cresciuti, come ci immaginavamo da genitori e come in realtà siamo. Un bambino che piange, che si butta per terra e tira calci e pungi senza riuscire a calmarsi va a toccare delle corde dentro di noi a seconda di quello che siamo e abbiamo vissuto. Non riuscire a capire il pianto di nostro figlio è frustrante in primis per noi.

Entra in gioco in quei momenti anche la nostra emozione, non riusciamo a controllarci, urliamo contro il bambino e ci sfoghiamo su di lui. In quei momenti dobbiamo avere la capacità di vederci al di fuori da quella situazione, capire qual è l’emozione che prova il bambino e quale emozione sta facendo scattare in noi. É  un momento in cui il bambino ha bisogno di noi, non possiamo riversargli anche la nostra reazione non controllata e pretendere che sia lui a controllarsi.

back to menu ↑

Invece di dire… Prova a dire…: Le parole per educare i bambini con amorevole fermezza

Quante volte hai sgridato in malo modo i tuoi figli per poi rimpiangere subito dopo di averlo fatto? Quante volte non hai detto la frase giusta al momento giusto per tranquillizzarli? Quante volte, insomma, non sei stato all’altezza del genitore che pensi di poter essere?

Ci dobbiamo chiedere cosa sta facendo arrabbiare noi. Il fatto che il bambino non ci sta ascoltando? La reazione che riteniamo esagerata del bambino? Solo dopo aver capito che il bambino non sta intraprendendo una lotta di potere con noi, ma sta avendo una risposta assolutamente fisiologica per l’età che ha, sta esplodendo in forti emozioni che non sa regolare e gestire diversamente, posso mettermi nei suoi panni, capire e leggere la sua frustrazione, mantenere la calma, aspettare che la forte scarica emotiva che sta vivendo passi e consolarlo. Imparare a gestire la nostra rabbia è molto importante per aiutare il nostro bambino ad affrontare la sua. Non possiamo lamentarci se il nostro bambino perde il controllo se siamo noi i primi a perderlo. L’esempio è il miglior modo per insegnare qualcosa.

back to menu ↑

Guida per diventare un genitore consapevole. Conosci te stesso per crescere tuo figlio

Per essere dei buoni genitori, bisogna essere consapevoli. Solo essendo consapevoli delle nostre emozioni presenti potremo influenzare positivamente il futuro dei nostri figli. Un libro con tanti esempi pratici e testimonianze raccolte da esperienze di vita reale, studiate dalla Dottoressa Tsabary con le innumerevoli famiglie che ha aiutato a vivere consapevolmente insieme un nuovo modo di vedere il legame genitore-figlio.
back to menu ↑

Strategie per prevenire e affrontare i capricci

  • Il primo passo per capire il nostro bambino è capire noi stessi, metterci in sintonia con il nostro lato emotivo, accettare le nostre emozioni, conoscerci e riconoscerci per accogliere il bambino e le sue emozioni.
  • Per affrontare ed accogliere i bisogni del bambino è necessario informarsi. Leggere libri e mettersi in discussione è il primo passo per approcciare al nostro bambino nel modo migliore.
  • Rispetta il tuo bambino, le sue emozioni e le sue reazioni.
  • Accetta e accogli il bambino per quello che è, evitando paragoni con fratelli, sorelli o compagni.
  • Mettiti nei panni del bambino, riconoscendo i motivi del suo pianto come motivi validi. Un bambino che piange è un bambino che ci sta comunicando un disagio. Non esistono motivi stupidi, così come non esistono capricci.
  • Ricorda anche che il cervello del bambino non ha la parte razionale sviluppata come la nostra, autocontrollo e linguaggio si svilupperanno nel tempo.
  • Accogli il momento di rabbia del bambino, aspetta che passi la sua grande reazione ed offrigli la tua presenza.
  • No a premi e punizioni. Premi e punizioni sembrano risolvere il “problema” nel breve termine, ma di fatto modificano il comportamento solo in virtù della risposta che noi diamo. La punizione, così come la minaccia, funziona solo perché la paura del bambino di perderci è più forte della rabbia che sta provando in quel momento. Quindi il bambino smette di piangere per il bene che ci vuole. Ma noi dobbiamo passare al bambino il messaggio che qualunque cosa faccia noi lo amiamo, a prescindere dalle sue azioni. Noi lo amiamo per quello che è. Il premio ha un’accezione positiva ma sposta l’attenzione del bambino sul premio e non sulla soddisfazione intrinseca del bambino nel compiere un’azione.
  • Educa con amore, non con la paura. Ama in modo incondizionato il tuo bambino, anche e soprattutto nei momenti più difficili.
  • Abbassa il tono della voce. Mantenere un tono di voce calmo fornisce un buon esempio al bambino su come comunicare i propri bisogni in maniera consapevole.
  • Abbraccia il bambino. Se ne ha voglia, abbraccialo nel momento della crisi, se non vuole, stagli vicino fino a quando si calma e magari sarà lui ad abbracciarti. In ogni caso, fallo sentire accolto per sciogliere la tensione che si è creata.
  • Coinvolgi il tuo bambino in qualcosa che non vorrebbe fare. “Noemi lavati, mettiti la crema e vestiti” “No, no e no!” “Noemi, io mi metto qui a mettere la crema, mi aiuti, la spalmiamo insieme sulle mie gambe, ooohh guarda quante strisce bianche, sembrano onde del mare”. Cambiando la tua richiesta cambierà automaticamente la risposta del bambino.
  • Proponi al bambino delle alternative. “Greta è tardi, è ora di entrare in casa” “No!” Greta stiamo ancora 5 minuti.. Ora vieni che entriamo, in casa vuoi giocare con la casetta o con gli animali?” Il bambino sposta l’attenzione ed è più facile che riusciamo ad ottenere quello che vogliamo, senza urla, facendo sentire il bambino ascoltato.
back to menu ↑

Amarli senza se e senza ma. Dalla logica dei premi e delle punizioni a quella dell'amore e della ragione

Nel suo libro Alfie Kohn si chiede quali siano i bisogni dei nostri figli e come possiamo soddisfarli. L’autore suggerisce una serie di idee per allontanarsi da metodi abituali che prevedono l’imposizione di qualcosa ai bambini, per approcciarsi a modalità che portino invece alla collaborazione con loro. Un libro per diventare a tutti gli effetti genitori senza se e senza ma, poiché uno dei bisogni fondamentali del bambino è proprio essere amato in maniera incondizionata ed essere accettato anche quando combina guai o fallisce: in sintesi, essere amato per quello che è e non per quello che fa.

Potete approfondire l’argomento seguendo gli spunti di educazione rispettosa.

2 Comments
  1. La mia nipotina di quattro anni da un po di tempo fa le linguacc’è e dice cacca. Come comportarsi.?

    • In linea generale, i bambini tendono a ripetere quei comportamenti che suscitano negli adulti una reazione, positiva o negativa che sia. Il consiglio è quello di ignorare il comportamento che si vuole interrompere e dare attenzioni in momenti tranquilli per rinforzare l’idea che per attirare l’attenzione non ha bisogno di mettere in atto quegli atteggiamenti. Nel.caso della sua nipotina mi sento di dirle che i bambini in alcune fasi sono molto interessati all’argomento cacca. Si può tranquillamente provare a capire qual è la curiosità e parlarne senza alcun timore, partendo dal presupposto che è una cosa più che normale e che tra le mura di casa si ha la possibilità di parlare di qualunque argomento

Leave a reply

BabyTips
Logo